lunedì 21 febbraio 2011

VITE

La vite
Caratteristiche botaniche
Esigenze pedo-climatiche
Fasi fenologiche
Gestione dell’impianto
Scelta del portainnesto
La Vite
Nome scientifico: Vitis vinifera
Famiglia:Vitaceae
Caratteristiche botaniche
Radici
Fusto
Rami
Gemme
Foglie
Fiori
Frutti
Radici
Se la vite è nata per talea, le radici sono fascicolate con una profondità da 25 a 80cm;
Se nasce da seme ha un apparato radicale fittonante
Fusto
Ha un aspetto contorto e può svilupparsi in verticale o essre leggermente inclinato.E’ una fusto rampicante i cui organi di sostegno sono i viticci.
Rami
Ramificazioni chiamate germogli o pampini nello stadio erbaceo, tralci se sono lignificati e sarmenti quando sono staccati dalla pianta dopo la potatura. Se derivano dall’anno in corso sono detti cacchi o femminelle.
Gemme
Sono originate dal meristema primario, possono essere pronte(emettono i germogli a frutto), ibernanti(germogliano l’anno dopo essersi formate) o normali e latenti(crescono sul fusto e danno origine a germogli poco produttivi);
Foglie
Semplici, distiche e alterne. Formate da un picciolo e da una lamina palmato-lobata con cinque nervature primarie che possono originare altrettanti lobi separati da insenature dette seni.
Fiori
Riuniti a formare un’infiorescenza chiamata grappolo (botanicamente racemo composto o pannocchia) posta sul tralcio in posizione opposta alla foglia.
Il grappolo è costituito da un asse principale, il rachide, sul quale si trovano i racimoli divisi in vari ordini il cui ultimo è detto pedicello e porta il fiore. Ogni grappolo può portare fino a 100 fiori, che sono ermafroditi maschili (staminiferi, con 5 stami per fiore) e femminili ( pistilliferi, con 4 ovuli per fiore). Il fiore è formato da un calice con 5 sepali e da una corolla di 5 petali di colore verde.
Il grappolo a seconda della varietà può avere forma e colore diverso.
Frutti
Detto acino, è una bacca formata da:
-parte esterna detta buccia o epicarpo ricca di sostanze coloranti, tanniche e aromatiche;
-parte centrale detta mesocarpo o polpa, molle e succosa, ricca di zuccheri, acqua, ecc…da cui si ricava il mosto;
-parte interna membranosa detta endocarpo in cui sono contenuti i semi o vinaccioli,ricchi di olio;
Gli acini sono posti sui pedicelli e insieme alle ramificazioni del grappolo formano il raspo.
Esigenze pedo-climatiche
La vite offre una vasta adattabilità al clima, con temperature medie annue non inferiori a 10°c e nel mese più freddo temperature non inferiori allo zero. E’ una pianta eliofila. La vite europea inizia a manifestare danni quando si raggiungono circa i -15°c in inverno, mentre quella americana quando si raggiungono i -5°c. I danni da temperature elevate riguardano il meridione e sono in rapporto anche alla ventosità, cioè alla presenza di venti caldi di origine africana (scirocco) che causano il raggrinzimento e appassimento degli acini. Il fabbisogno di freddo è limitato, la vite è resistente ai terreni aridi; molte viti italiane sono posizionate in zone collinari non irrigue e soggette a siccità estiva. Sono dannose le piogge prolungate durante il periodo della fioritura e durante le fasi finali di maturazione
Fasi fenologiche
Gemma cotonosa
Pianto
Germogliamento
Vegetazione
Allegagione
Invaiatura
Maturazione
Gemma cotonosa
Dopo lo stato di riposo vegetativo, in cui la pianta cessa le sue attività, sulle gemme si forma una strato cotonoso di colore brunastro
Pianto
Dalle ferite dei tagli di potatura esce una soluzione acquosa linfatica che contiene zuccheri, Sali minerali ecc…
Germogliamento
Attraverso il tessuto cotonoso delle gemme si intravede la punta verde del germoglio. verso marzo-aprile le foglioline fuoriescono mantenendosi chiuse a rosetta.
Vegetazione e Fioritura
Ogni germoglio porta 4-6 foglioline che iniziano a ingrandirsi, e si vedono i primi abbozzi del rachide.
Il rachide continua a svlipuarsi fino all’ inizio di giugno, quando iniziano a vedersi i primi fiori

Allegagione
Avviene verso la fine di giugno: dopo la fecondazione si possono inziare e vedere i primi frutticini
Invaiatura
Indica l’inizio della maturazione dell’uva e si evidenzia con l’assunzione di colore delle bacche nelle varietà nere e con una maggior trasparenza dei tessuti dell’acino nelle varietà bianche. Analiticamente, l’invaiatura si evidenzia nella bacca con l’inizio dell’accumulo degli zuccheri e con il calo nel contenuto acido.


Maturazione
il viraggio di colore si è completato e aumenta la concentrazione di zuccheri e si sviluppano aromi tipici. Avviene verso settembre-ottobre
Gestione dell’impianto
Lavorazioni
Concimazione
Inerbimento
Controllo delle infestanti
Palificazione
Irrigazione
Lavorazioni
La prima scelta tecnica è stata quella di attuare una lavorazione a due strati, cioè una ripuntatura profonda a 1 m e un’aratura a 40-50 cm. Successivamente o contemporaneamente, a queste operazioni possono essere eseguite la concimazione di fondo. Infine l’erpicatura provvederà ad affinare ulteriormente il terreno, in modo da facilitare l’operazione di trapianto delle barbatelle di materiale certificato.
Concimazione
Azotata (N): stimola l'attività vegetativa e produttiva, e la piante risponde molto velocemente ad una sua somministrazione. La sua scarsità determina vegetazione stentata e con scarsa qualità. Un eccesso determina vegetazione lussureggiante, una produzione elevata ma di scarsa qualità con una forte predisposizione ad attacchi parassitari. 35-70 kg/ha Il suo apporto dovrebbe essere frazionato in tre momenti: una parte (25% del totale) subito dopo la vendemmia, una seconda (40% del totale) dopo il germogliamento e l’ultima (35% del totale) dopo l’allegagione, questa in particolare andrà eseguita con nitrati, ovvero concimi a pronto effetto.
Fosfatica (P): favorisce le difese della vite, e incide sulla qualità del prodotto. Le richieste quantitative sono scarse. 5-20 kg/ha
Potassica (K): importante per la sintesi degli zuccheri e per l'equilibrio acido del vino. E' una molecola poco mobile e che facilmente può risultare anche indisponibile per la pianta pur essendo presente nel terreno in grandi quantità a causa di valori di Ph non ottimali. 38-120 kg/ha
Come d’uso potassio e fosforo nel periodo vengono apportati nel periodo autunnale, subito dopo la vendemmia.
Inerbimento
Solitamente il terreno viene lasciato inerbire spontaneamente dalla fine di agosto alla primavera poiché così si facilita il passaggio dei mezzi meccanici per la vendemmia e successivamente per la potatura. L’inerbimento invernale è molto utile anche per la tutela dell’ambiente, sia perché riduce l’erosione sia perché immobilizza l’azoto nitrico che si rende disponibile nel periodo in cui la vite non è in grado di assorbirlo, sottraendolo quindi al dilavamento.
Per evitare danni alle giovani viti, l’inerbimento non va fatto prima di 3-4 anni dall'impianto.
I miscugli di graminacee, sono quelli più utilizzati. Il 20-30% può essere rappresentato dal Lolium perenne, per la rapidità di sviluppo e la forte resistenza verso la flora di sostituzione; le festuche (rubra, arundinacea, ovina) solitamente rappresentano l'altra componente fondamentale del miscuglio poiché, anche se lente ad affermarsi, sono longeve, resistenti ai tagli, rustiche e adattabili. Per la riuscita dell'inerbimento sono necessari una buona preparazione del terreno, l’esecuzione della semina in autunno; quando la vegetazione ha raggiunto 15-20 cm di altezza è opportuno procedere al primo sfalcio asportando l'erba dal vigneto. Gli sfalci successivi, che non richiedono l’asportazione dell'erba
Controllo delle infestanti
Alla fine di marzo generalmente si esegue una lavorazione relativamente profonda, 15-20 cm, per eliminare le erbe infestanti che, altrimenti, eserciterebbero una forte competizione idrica durante il periodo primaverile-estivo.
Le infestanti possono essere controllate anche con una fresatura molto superficiale. E’ opportuno eseguire tale intervento tra la seconda decade di aprile e la metà maggio, in funzione dell’andamento stagionale. Per contenere sufficientemente lo sviluppo della copertura erbacea fino alla seconda metà di agosto normalmente basta un secondo intervento.
Palificazione
Successivamente all’erpicatura ed una eventuale rullatura si provvederà ad eseguire le sistemazioni idrauliche tramite affossatura e la creazione di scoline laterali. Dopodichè si passerà al tracciamento dei sesti d’impianto e successiva palificazione con pali in cemento precompresso o ferro zincato di altezza 2,8 m e filo zincato plastificato in modo da ridurre i costi da manutenzione. Eseguita la palificazione si attende il periodo autunnale, in quanto risulta essere il momento più indicato per eseguire il trapianto meccanico delle barbatelle.
Irrigazione
La vite nel periodo primaverile-estive, soprattutto nelle zone del centro-sud, patisce motlo lo stress idrico che può causare un aumento della percentuale di acido malico. I vigneti vengono perciò irrigati con impianti di irrigazione a goccia per aumentare l’efficienza idrica.
Scelta del portainnesto
La Fillossera della vite venne introdotta accidentalmente in Francia intorno al 1859 e si diffuse poi nelle regioni produttrici di vino europee e di tutto il mondo, causando gravissimi danni. Per questo vennero introdotti portainnesti di vite americana, resistenti a questo parassita. Grande ruolo nell’introduzione di questi portainnesti in Europa e nella ricostruzione dei vigneti italiani lo ha avuto il noto professor Giovanni Dalmasso.

Le principali specie di vite americana utilizzate sono la vitis rupestris, vitis riparia e vitis berlandieri.

vitis riparia: vive lungo il corso dei fiumi su suoli alluvionali profondi e freschi. Molto resistente alla fillossera
vitis rupestris: vive in terreni sassosi e dirupati. Buona resistenza alla fillossera.
vitis berlandieri: vive su suoli calcarei e alcalini, buona resistenza alla clorosi ferrica e alla fillossera

dalle ibridazioni tra queste specie si sono ottenuti negli anni i principali portainnesti utilizzati in Europa e in Italia: Kober 5BB; 420 A; 1103 Paulsen e 140 ruggeri

420 A: ustao in suoli fertili, freschi e poco calcarei
Kober 5BB: adatto per suoli fertili, freschi, argillosi e soggetti a ristagni idrici
1103 Paulsen:usato in molti suoli, sia fertili che non , ma sempre siccitosi
140 Ruggeri: adatto per suoli siccitosi e poco fertili
Potatura
Secca:
a guyot
doppio capovolto
Pergole
Verde:
Sfogliatura
Cimatura dei germogli
Potatura a Guyot
Si effettua eseguendo tre tagli:
Taglio del presente: viene scelto un ramo abbastanza lignificato e si pota all’altezza dell’ottava gemma. Il ramo scelto porterà l produzione l’anno seguente
Taglio del futuro: si sceglie un ramo e si pota alla seconda gemma in modo da lasciare uno sperone. Il ramo ke vegeterà porterà la produzione fra due anni
Taglio del passato:dopo aver effettuato i primi due tagli, si asportano tutte le altre branche
Infine il ramo scelta per la produzione dell’anno seguente viene curvato in modo da formare un arco
Potatura a doppio capovolto
La potatura del doppio capovolto prevede che, fra i tralci originatisi alla sommità del ceppo, alcuni siano speronati a 1-2 gemme, per garantire il rinnovo l'anno successivo, mentre altri, da 2 a 4,  siano eventualmente accorciati, ripiegati ad arco verso il basso e legati al filo collocato al di sotto di
quello portante. Ciascun tralcio porta generalmente da 12 a 15 gemme.
Potatura a pergole
Prevede l'eliminazione dei tralci che hanno prodotto e la loro sostituzione con tralci di un anno originatisi alla sommità del ceppo, sulla quale vengono lasciati alcuni speroni da 1-3 gemme. I tralci prescelti vanno posizionati sui fili di sostegno e legati. In funzione delle potenzialità produttive e degli obiettivi qualitativi a cui si mira, nelle pergole si incide sul carico di gemme lasciando un numero variabile di tralci.
Sfogliatura
L’eliminazione di una parte delle foglie nella zona in prossimità dei grappoli, ha lo scopo di impedire i ristagni di umidità, che favoriscono gli attacchi di botrite, permette una migliore penetrazione dei raggi solari che creano condizioni sfavorevoli al fungo dell'oidio, migliora la colorazione delle bacche. Infatti il soleggiamento dei grappoli consente un aumento del tenore in zuccheri e una conseguente diminuzione dell’acidità.
Cimatura dei germogli
Si effettua una decina di giorni prima della fioritura, su vitigni vigorosi. Favorisce, l’allegagione venendo a interrompere una elevata attività vegetativa, principale causa della colatura dei fiori.
I principali effetti della cimatura sono:
favorire lo sviluppo dei grappoli a scapito degli apici vegetativ
maggiore sviluppo delle femminell
modifica la superficie fogliare, diminuendo la produzione di zucchero
aumenta la resistenza alla siccità in quanto le foglie apicali sono forti consumatrici di acqua.
Forme di allevamento
Cordone speronato
Sylvoz
Pergola
Cordone speronato
Sistema adottato ogni qualvolta il risultato qualitativo sia prioritario.
Alla raccolta l’uva si presenta uniformemente matura permettendo di ottenere vini di grande struttura e carattere, adatti ad un lungo invecchiamento.
Sylvoz
forma ampiamente diffusa e conosciuta in tutta la pianura veneta e sulle prime pendici collinari.
Quando il vigneto è giustamente condotto, permette di ottenere vini equilibrati, di un certo corpo, piacevoli e di pronto consumo. Nel riquadro, particolare di una corretta potatura con archetti inseriti direttamente sul cordone permanente e con la presenza di corti speroni dai quali si otterranno i futuri capi a frutto.
Pergola
molto diffusa nei vigneti Veronesi e Vicentini. L’impalcatura tradizionale è sostituita nei recenti impianti da una nuova struttura portante, dove però l’assenza di un ulteriore filo di sostegno esterno, obbliga a cimature molto corte degli ultimi germogli e comunque a un ricadere della vegetazione.
Scelta varietale uva da tavola
Bianca
Regina
Pizzutello
Italia
Rossa
Cardinal
Red globe
Palieri
Regina
proviene da uno dei vitigni più antichi e diffusi, di origine orientale (Siria), ed è conosciuta con diversi nomi: Pergolone, Inzolia, Menavacca. È molto gradita per l'aspetto e il gusto. Si presenta con grappoli grandi e lunghi, formati da acini di forma ellittica giallo ambrati, la polpa è croccante e zuccherina. Si trova sul mercato da agosto ad ottobre.
Pizzutello
detta anche uva corna per via della caratteristica forma a corno degli acini, ha un colore verde giallo cristallino, ha origini antichissime ed era tipica nella zona di Tivoli e a Pompei.
Italia
ottenuta dall'incrocio della vite Bicane con Moscato D'Amburgo, viene prodotta in gran parte in Puglia e Sicilia. È caratterizzata da grandi grappoli di forma conico piramidale, grossi acini ovoidali di colore giallo dorato, croccanti, dal sapore dolce intenso e dall'aroma di moscato. È commercializzata da fine agosto a tutto dicembre ed ha una buona conservabilità.

Cardinal
Vitigno molto vigoroso, caratterizzato da buona e costante produttività , presente nei vigneti  vocati alla produzione di uva da tavola
Red Globe
di origine californiana, è una varietà più recente, molto diffusa, dalla forma conica piramidale, acini sferici molto grossi di un color rosa intenso. È un'uva di buona qualità, l'epoca di maturazione va da settembre a fine dicembre.
Palieri
è un vitigno di origine italiana ottenuto da Michele Palieri incrociando due varietà (Alphonse Lavallée e Red Malaga). È un'uva di colore nero violaceoMatura all'inizio di settembre.
Principali vini e vitigni piemontesi
Vini rossi
Barbera
Dolcetto
Freisa
Nebbiolo
Vini bianchi
Arneis
Erabluce
Moscato

Barbera
Questo vitigno ha le sue origini nel Monferrato
CaratteristicheMorfologiche
Germogliamento: entro la prima metà di aprile.
Fioritura: tra la prima e la seconda decade di giugno.
Invaiatura: seconda decade di agosto.
Maturazione dell'uva: prima decade di ottobre.
Può essere vinificato sia da solo che con altre uve in quanto vitigno estremamente adattabile.
Da un punto di vista dell'enologia il Barbera è caratterizzato da una grande duttilità: le sue uve, dotate di elevata acidità fissa, trovano impiego in una vasta gamma di vini.
Dolcetto
L'origine di questo vitigno è ancora un pò confusa. Per alcuni si ritiene che abbia avuto origine sulle colline del Monferrato.
Caratteristiche Morfologiche:
Germogliamento: seconda decade di aprile.
Fioritura: prima decade di giugno.
Invaiatura: prima decade di agosto.
Maturazione dell'uva: seconda decade di settembre.
Da questo vitigno ottengono vini dal colore intenso (rosso rubino con riflessi violacei)e di intenso profumo, soprattutto se giovani, con sentori di ciliegia e frutti rossi macerati, talora leggermente ammandorlato.
Freisa
La Freisa è coltivata nelle zone di Asti, di Cansale nel Monferrato, di Chieri, di Alba e in piccole quantità sulle colline del Pinerolo.
Caratteristiche Morfologiche:
Germogliamento:  terza decade di aprile
Fioritura:  prima decade di giugno
Invaiatura:  seconda decade di agosto
Maturazione dell'uva: fine settembre-inizio ottobre
Dalle uve di Freisa, vinificato in purezza, si ottiene un vino dal bel colore rubino, un profumo fine che ricorda il lampone e la viola.
Nebbiolo
Intensamente coltivato nelle Langhe e nel Roero in provincia di Cuneo, in Canavese e soprattutto nel comune di Carema in provincia di Torino, oltre che nel Biellese, nell'Alto Vercellese e Novarese. È presente anche nell'Astigiano.
Caratteristiche Morfologiche :
Germogliamento: prima decade di aprile.
Fioritura: prima decade di giugno.
Invaiatura: seconda decade di agosto.
Maturazione dell'uva: seconda-terza decade di ottobre.
A maturazione completa i vini di Nebbiolo presentano al profumo note fruttate accompagnate da quelle di fiori secchi, di spezie, talora di catrame; al gusto la tannicità è moderata ed il corpo molto pronunciato. Generalmente viene vinificato in purezza (un tempo era tradizionale unirvi una piccola percentuale di Barbera). Questo vono da origine al Barolo se fatto invecchiare per 4 anni in botti di rovere
Arneis
La più grande concentrazione di vigne si trova sulla sponda sinistra del fiume Tanaro, nella zona del Roero. Questo vitigno viene coltivato appunto nel Roero e nelle Langhe, due aree collocate nel Piemonte meridionale, in provincia di Cuneo.
Caratteristiche Morfologiche:
Germogliamento:  entro la prima metà di aprile.
Fioritura:  tra la prima e la seconda decade di giugno.
Invaiatura:  seconda decade di agosto.
Maturazione dell'uva:  terza decade di settembre.
Attudini Enologiche:
Da questo vitigno si ottiene un bianco di buona personalità e finezza, dal profumo peculiare caratterizzato da intense sensazioni fruttate, ricco di corpo, con acidità moderata e costituita principalmente da acido tartarico
Erbaluce
È coltivato in provincia di Torino (in Canavese, sulla Serra d'Ivrea e sui colli che circondano il lago di Viverone) e in alcuni comuni della provincia di Biella; con il nome di Greco è da tempo presente nel Novarese.
Caratteristiche Morfologiche:
Germogliamento: prima decade di aprile.
Fioritura: tra la prima e la seconda decade di giugno.
Invaiatura: seconda decade di agosto.
Maturazione dell'uva: terza decade di settembre.
Dotate di elevata acidità fissa, le uve si prestano all'ottenimento di prodotti di diversa tipologia. Dagli eleganti spumanti secchi, ai vini tranquilli, caratterizzati da profumo fine e leggero e gusto fresco ed acidulo, terminando agli importanti passiti (o passiti liquorosi), ottenuti dall'appassimento in fruttaio di uve scelte.
Moscato
In Piemonte è di gran lunga il vitigno a frutto bianco più intensamente coltivato e uno dei principali in molti comuni delle province di Cuneo, Asti e Alessandria. È presente, anche se sporadicamente, in molte altre zone viticole piemontesi, comprese le aree montane e pedemontane.
Caratteristiche Morfologiche:
Germogliamento: seconda decade di aprile.
Fioritura: tra la prima e la seconda decade di giugno.
Invaiatura: prima decade di agosto.
Maturazione dell'uva: seconda decade di settembre.
Con le uve di Moscato bianco si producono vini speciali dolci e intensamente aromatici, frizzanti o più spesso spumanti; a seguito dell'appassimento delle uve se ne ottengono anche passiti di eccellente qualità; sono poi rari, ma non meno interessanti, i vini secchi e aromatici da consumare come aperitivi.

TECNICHE DI INNESTI E METODI DI CONSERVAZIONE E RACCOLTA DEL MATERIALE DA INNESTARE


TECNICHE DI INNESTI E METODI DI CONSERVAZIONE E RACCOLTA DEL MATERIALE DA INNESTARE
Il materiale per essere propagato si raccoglie in inverno, e si scelgono, rami esposti al sole, rami sani e ben arieggiati. L'innesto si fa a marzo-aprile, maggio-giugno, agosto-metà settembre.
La conservazione deve essere idonea, all'interno di frigoriferi, per evitare la disidratazione dobbiamo mettere il materiale in condizioni di non asciugarsi, idoneo è coprire rami con del nylon.
In assenza di frigoriferi può usare la cantina, oppure sotto un mucchio di sabbia esposto a Nord-
È fondamentale etichettare il materiale, con la data di raccolta e la varietà
.
Innesti per la vite:
  • DOPPIO SPACCO INGLESE
  • SPACCO INGLESE SEMPLICE
  • MAIORCHINA
  • GEMMA

Nella vite gli innesti possono essere fatti in campo o a tavolino, e anche a talea e a barbatella.
L'innesto alla Maiorchina si fa in zone aride e asciutte.
La piegatura è una tecnica di potatura come anche le incisioni.
Rinvigorimento: a causa di un primo innesto troppo debole, a volte è necessario ricorrere ad un innesto di rinvigorimento, tale pratica è costosa ma da ottimi risultati.

venerdì 11 febbraio 2011

Quali caratteristiche devono avere le siepi e quali sono gli arbusti più idonei, per la loro costituzione con relative caratteristiche.


Quali caratteristiche devono avere le siepi e quali sono gli arbusti più idonei, per la loro costituzione con relative caratteristiche.

Le terre incolte e soggette a pascolo non richiesero, inizialmente, termini o confini permanenti: il momento storico cui si può far risalire l'adozione delle siepi e del muretti a secco come stabile termine di appropriazione delle terre è senza dubbio l'adozione del sistema del maggese. Da questo momento il paesaggio agrario assunse gradualmente quella formale rigidità e stabilità di forme geometriche mantenute fino quasi ai nostri giorni.
Le terre a coltura sono divise in campi; siepi, muri e fossi, fiumi e strade disegnano così i lineamenti di un paesaggio agrario nel quale, con sempre maggiore frequenza, specie in pianura, i campi assumono forma geometrica (Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, Bari, 1961).
La Tavola di Eraclea, documento epigrafico del IV sec. a.C. ci permette di ricostruire i lineamenti di questo paesaggio agrario di Lucania, a Eraclea, sulle terre di pertinenza del Tempio di Atena. Un altro documento epigrafico greco, la Tavola di Alesa, del 1° sec. a.C. ci mostra diversi elementi di paesaggio quali si presentavano nei pressi della città di Alesa, nei pressi dell'odierna Tusa in provincia di Messina, si tratta in questo caso di un paesaggio di giardino mediterraneo.
Il paesaggio del giardino mediterraneo è costituito da appezzamenti irregolari, chiusi, caratterizzato dalla necessità di proteggere le colture arboree e arbustive e i loro frutti dal morso delle greggi e dai furti campestri.
Il regolare paesaggio formato con la colonizzazione romana, ancor oggi leggibile in alcune zone di pianura, estese a buona parte del territorio il disegno geometrico dei lotti e dei campi nel sistema del maggese, con la presenza di siepi ove la mancanza di fossi, canali o pietre da spietramento, non sopperisse altrimenti alla permanente marcatura dei confini. Le siepi entrarono presto come elemento plastico nei giardini: l'arte topiaria, tecnica per ridurre nelle forme volute gli elementi vegetazionali, fu estesamente impiegata dai Romani. Inventore dell'Opus topiarium fu Gaio Malzio, vissuto nel 1° secolo a.C. Gli artisti romani più famosi si dedicarono a queste forme di scultura che sconfinò dalle forme geometriche le siepi. Vennero allora rappresentate con piante vive statue, divinità, scene mitologiche.

l giardino medioevale crebbe limitato da muri e da siepi con carattere di difesa e limitazione dei differenti settori. La ,importanza fondamentale delle siepi nella composizione si ebbe nel Rinascimento. Il giardino irregolare adottò la siepe come elemento complementare delle forme in elevazione. I boschetti e i gruppi di alberi di William Kent erano realizzati con alberi e folti gruppi di arbusti. Capability Brown col suo ritorno alla composizione chiusa, al parco inteso come una serie di spazi limitati da cinture arboree, esasperò, in effetti, l'uso della siepe. I diversi effetti visivi provocati dalla vegetazione comprendevano tuttavia anche forme intermedie, simili a siepi, quali i cespugli, che non dovevano emergere dal paesaggio.
Si tratta tuttavia di impieghi squisitamente ornamentali a effetto utilitaristico.
Nel Barocco, la siepe viene considerata un elemento base per il giardino.
…"Dovrà adunque il giardino quasi militare alloggiamento delle fiorite schiere, se peraltro non sarà assicurato, e impenetrabile, circondarsi di muro o di siepe non però molto o l'uno, o l'altra elevati; e che il ladro escludano non il Sole"…
..."La siepe viva, come quella che è più durevole, e di meno spesa, si antepone alla morta e posticcia"... (P. Gio. Batt. Ferrari Sanese s.j.: Flora, overo Cultura di Fiori. Per Pier Antonio Facciotti, Roma, 1638).
Oltre che elementi nelle forme più arcaiche del paesaggio umano, cioè nel paesaggio agrario, le siepi sono dunque elementi tradizionali dei giardini.
Nel nostro Paese, più che in altri, il giardino tradizionalmente si esprime come uno spazio chiuso, riservato, isolato, privato. Di qui i muri di cinta, le recinzioni a rete, le inferriate, gli sbarramenti più o meno evidenziati a difesa della proprietà o soltanto a indicare l'inizio della proprietà.
Le siepi, tuttavia, presentano nel giardino moderno anche altre funzioni quali:
Riservatezza 
Molti proprietari di giardini hanno la naturale ispirazione di chiudere anzitutto i loro giardini, addirittura prima di effettuare la piantagione e di costruire la casa. Questa sensazione naturale deriva da un desiderio di intimità, di comportarsi in libertà al di fuori degli sguardi dei vicini o dei passanti. In molti casi il giardino è una parte della casa all'aperto e, di conseguenza, anche in questa parte le persone desiderano di avere lo stesso grado di intimità dagli sguardi esterni che all'interno. Le siepi quindi possono esercitare una funzione di schermo totale.
Azione frangivento
Soprattutto nelle località marine e montane è necessario proteggere dai venti dominanti determinati angoli di giardini. I venti possono essere, infatti, così impetuosi da rendere noiosa la vita all'aperto. Nei giardini, in molti casi, una spessa siepe esercita una valida azione frangivento a difesa.
L'efficacia come frangivento di una siepe dipende dall'altezza di questa. L'area protetta, quella in cui la velocità del vento è ridotta al minimo, è compresa nell'area distante dalla siepe da 1 a 2 volte l'altezza, tuttavia una efficace azione frangivento viene esplicata fino a una distanza dalla siepe pari a 10 volte l'altezza. Le illustrazioni ricavate da Shepered (
Hedges and Screens, Wisley handbook 17, Royal Hort. Soc., London, 1974) illustrano le differenti velocità assunte dal vento in relazione all'altezza delle siepi.
Protezione
Similmente alle siepi un tempo impiegate in agricoltura che esercitavano azione di difesa dall'ingresso di persone e impedivano il libero transito degli animali domestici, le siepi possono esercitare anche un'azione accessoria di difesa. Evidentemente tale azione è limitata; tuttavia, una folta siepe di specie spinose come 
Crataegus oxyacantha, Paliurus australis, Maclura aurantiaca, Citrus triptera, possono esercitare una efficace azione difensiva, al pari di una recinzione in rete metallica.


La realizzazione delle siepi
Si possono formare e mantenere siepi regolari in forma obbligata, con frequenti potature, oppure lasciare gli arbusti liberi, non potati, o potati saltuariamente ogni 4-5 anni o più, a seconda dello sviluppo assunto dalle differenti specie. Per quanto riguarda le piante da usare possiamo realizzare siepi con un'unica specie, oppure siepi miste con una maggiore varietà di specie.
Spesso siepi molto vecchie realizzate con un'unica specie, col passare degli anni si trasformano in siepi miste per la nascita al loro interno di piante i cui semi sono stati portati dal vento o da animali. Come accade per le siepi di bosso in giardini all'italiana che diventano spesso siepi miste di bosso e tasso, e anche di siepi di cipresso o di leccio che, col tempo, si arricchiscono di altre specie come la lentaggine o la fillirea.
L'attuale tendenza del giardinaggio, specie nei paesi Nord Europei, va verso una graduale riduzione dell'importanza delle siepi. Nella costruzione di nuovi giardini si mettono a dimora sempre meno siepi, intese nell'accezione tradizionale, in quanto la riduzione del lavoro di manutenzione costituisce uno dei punti fondamentali del giardinaggio d'oggi e l'eliminazione delle periodiche operazioni di potatura, indispensabili alle siepi tradizionali, dà già buoni risultati in questo senso.
La scelta degli arbusti adatti alla formazione di siepi è influenzata dalla presenza o meno di foglie in inverno, della minore o maggior necessità di potatura per le forme obbligate.
In genere, con le conifere a fogliame persistente si realizzano siepi con colorazioni cupe e spesso a lento accrescimento (cipresso, abete rosso, tasso) ma esistono anche specie e varietà più chiare come la 
Chamaecyparis lawsoniana e la Cupressocyparis leylandii che sviluppano notevolmente in altezza (quasi un metro all'anno).
Anche certe specie caducifoglie sono molto adatte per la formazione di siepi in determinate zone, alcune non perdono le foglie fino alla primavera (faggio, roverella, carpino bianco) altre sono coloratissime in inverno per la presenza di frutti variamente colorati (biancospini, agazzini, , agrifogli, 
Cotoneaster, Berberis). Alcune specie con accentuate fioriture si prestano per realizzare effetti di colore programmabili sia come concentrazione (siepi costituite di una stessa specie) sia come distribuzione nel tempo (siepi miste).

SIEPI BASSE
Abelia: arbusto sempre verde di medio piccolo sviluppo con piccoli fiori bianchi, fiorisce a ottobre, può essere utilizzata come ornamentale, come macchia, come siepe forma libera eccetera perchè vive in tutti i tipi di terreno.

Berberis: L'unica caratteristica negativa è che è spinosa, ci sono oltre 450 specie, ci sono molte varietà con colori di foglie e fiori e frutti differenti. C'è sia a foglia caduca che sempre verde.

Bosso: Boxus: è un arbusto sempre verde caratterizzato da una fitta vegetazione, le foglie sono molto coriacee, ha un lento accrescimento, quindi viene potato raramente, la sua attività rende di più in terreni fertili e viene utilizzato come bordura ed è utilizzatissimo nell'arte topiaria.

Cotoneaster: ci sono 200 specie di arbusti con caratteristiche molto dissimili, hanno una fioritura con un fiorellino bianco non molto evidente, in primavera e in autunno hanno delle bellissime bacche rosse, è soggetto al fuoco batterico anche se sarebbe l'ideale per le siepi, ci sono delle cultivar che sono resistenti.

Euonymus: può essere utilizzato per fare siepi

Hipericum: ultimamente molto utilizzato nelle rotonde, resiste bene all'inquinamento

Pittosporum: molto diffuso nelle zone meridionali

Prunus laurocerasus: Ne esistono oltre 200 specie, di solito quelle utilizzate per il verde ornamentale sono a foglia persistente ed è il lauroceraso. Le foglie hanno dimensioni diverse a seconda della specie, è indicatissima per le siep

Viburnum: È un arbusto che resiste molto bene alla siccità, fiorisce e fa dei fiori bianchi, come palle di neve, il viburnum comprende più di 150 specie, sono molto diffusi nei giardini per la bellezza dei loro fiori e per le foglie persistenti, resistono bene al freddo.

SIEPI MEDIE
Abelia: arbusto sempre verde di medio piccolo sviluppo con piccoli fiori bianchi, fiorisce a ottobre, può essere utilizzata come ornamentale, come macchia, come siepe forma libera eccetera perchè vive in tutti i tipi di terreno.

Berberis: L'unica caratteristica negativa è che è spinosa, ci sono oltre 450 specie, ci sono molte varietà con colori di foglie e fiori e frutti differenti. C'è sia a foglia caduca che sempre verde.

Bosso: Boxus: è un arbusto sempre verde caratterizzato da una fitta vegetazione, le foglie sono molto coriacee, ha un lento accrescimento, quindi viene potato raramente, la sua attività rende di più in terreni fertili e viene utilizzato come bordura ed è utilizzatissimo nell'arte topiaria.

Cotoneaster: ci sono 200 specie di arbusti con caratteristiche molto dissimili, hanno una fioritura con un fiorellino bianco non molto evidente, in primavera e in autunno hanno delle bellissime bacche rosse, è soggetto al fuoco batterico anche se sarebbe l'ideale per le siepi, ci sono delle cultivar che sono resistenti.

Euonymus: può essere utilizzato per fare siepi

Forsythia: arbusto con bellissimi fiori gialli, è una delle prime che fiorisce dopo le nevicate, preannuncia la primavera.
Hidrangean: è l'ortensia, ha una colorazione bellissima, ha numerosi fiori, patisce moltissimo la luce diretta del sole, preferiscono l'ombra anche come sottobosco

Ilex: ha le foglie spinose, è tipica delle giornate natalizie, produce delle bacche rosse, le foglie possono essere verdi o variegate.

Ligustrum: arbusto molto rustico, può essere anche siepe, presenti nella siepe dell'azienda o negli spartitraffico, è molto resistente all'inquinamento, perde parzialmente le foglie d'inverno, è molto indicato per le siepi perchè si adatta bene alla potatura, non ha particolari richieste per terreni e orientamento al sole, costa poco ed è facile procurarselo come talea, è sempre verde.

Nerium oleander: forma aiuole spartitraffico nella Liguria, resiste molto bene all'inquinamento, richiedono solo interventi di potatura di contenimento per evitare che invadano la carreggiata. Attualmente l' oleandro si è spostato al Nord per l'abbellimento del verde. Ci sono colori molto vari.

Prunus laurocerasus: Ne esistono oltre 200 specie, di solito quelle utilizzate per il verde ornamentale sono a foglia persistente ed è il lauroceraso. Le foglie hanno dimensioni diverse a seconda della specie, è indicatissima per le siepi.

Pyracantha: fa dei grappoli di bacche che vanno dal colore arancio al rosso intenso, l'unico inconveniente e che ha delle spine molto resistenti, ma sono arbusti vigorosi che possono essere usati sia da soli che in siepi.

Viburnum: È un arbusto che resiste molto bene alla siccità, fiorisce e fa dei fiori bianchi, come palle di neve, il viburnum comprende più di 150 specie, sono molto diffusi nei giardini per la bellezza dei loro fiori e per le foglie persistenti, resistono bene al freddo.

Chamecyparis: ne esistono di diverse varietà (pagina 120), possono essere utilizzati perchè hanno tante forme nane, e anche grosse, non sono adatti a climi secchi, vanno bene anche per fare delle siepi, perchè hanno un verde verdeggiante.

Cuprressus cipari: va benissimo per le siepi, è un ibrido nato tra l'incrocio tra il cipresso e il chamecyparis, resiste benissimo al freddo, ed è la conifera più utilizzata per le siepi, fino a pochi anni fa non aveva alcun interesse artistico, fin quando non è comparsa la moda di accostarne tre vicini, sopratutto per la versione piramidale che si forma spontaneamente, il giudizio su questa scelta è discorde, è molto utilizzata lungo i viali in toscana, in piemonte invece si usano più sovente nei cimiteri, oppure nelle villette mettendone tre vicini.

SIEPI ALTE
Pyracantha: fa dei grappoli di bacche che vanno dal colore arancio al rosso intenso, l'unico inconveniente e che ha delle spine molto resistenti, ma sono arbusti vigorosi che possono essere usati sia da soli che in siepi.
Cedro: pinacea, sono tra gli alberi più maestosi al mondo, sono poco esigenti per quanto riguarda il clima e il terreno e crescono moltissimo, esiste il cedro atlantica, che è il più rustico tra tutti i cedri, è poco esigente per i terreni, è indicato per giardini grandi e parchi. Il cedro deodara ha un portamento tipicamente piramidale, ha i rami leggermente ricadenti, per cui ha un aspetto morbido pendolo, è il cedro che si sviluppa più velocemente, anche in questo caso non ci sono particolari esigenze in fatto di terreno, abbiamo foglie diverse per un ampia scelta.
Il cedrus libani o cedro del libano, ha una ramificazione orizzontale, molto diverso dai precedenti, perchè ha un portamento con ramificazione orizzontale, la chioma, ha una forma appiattita, ed è comunque tipico per essere isolata per le grosse dimensioni, i cedri hanno avuto un enorme sviluppo nella belle epoque, poi sono stati riscoperti negli anni '70-'80, solo che all'epoca si sbaglio e li pintarono troppo vicini costringendo, le generazioni future ad eliminare alcuni esemplari.

Chamecyparis: ne esistono di diverse varietà (pagina 120), possono essere utilizzati perchè hanno tante forme nane, e anche grosse, non sono adatti a climi secchi, vanno bene anche per fare delle siepi, perchè hanno un verde verdeggiante.

Cuprressus cipari: va benissimo per le siepi, è un ibrido nato tra l'incrocio tra il cipresso e il chamecyparis, resiste benissimo al freddo, ed è la conifera più utilizzata per le siepi, fino a pochi anni fa non aveva alcun interesse artistico, fin quando non è comparsa la moda di accostarne tre vicini, sopratutto per la versione piramidale che si forma spontaneamente, il giudizio su questa scelta è discorde, è molto utilizzata lungo i viali in toscana, in piemonte invece si usano più sovente nei cimiteri, oppure nelle villette mettendone tre vicini. 

sabato 5 febbraio 2011

vite



VITE

Rami:
Le ramificazioni; chiamate germogli o pampini nello stadio erbaceo, tralci se sono lignificati e sarmenti quando sono staccati dalla pianta dopo la potatura. Se derivano dall'anno in corso sono detti cacchi o femminelle.

Gemme:
Le gemme sono originate dal meristema primario, possono essere pronte, ibernanti, normali e latenti.

Foglie:
Le foglie possono essere semplici, distiche e alterne. Formate da un picciolo e da una lamina palmato-lobata con 5 nervature che possono originare altrettanti lobi separati da insenature detti seni.

Fiori:
I fiori sono riuniti a formare una infiorescenza chiamata grappolo (racemo) posta sul tracio in posizione opposta alle foglie.

Grappolo:
Il grappolo è costituito da un asse principale, il rachide, sul quale si trovano i racimoli divisi in vari ordini, il cui ultimo è detto pedicello e porta il fiore, ogni grappolo può portare fino a 100 fiori che sono ermafroditi maschili e femminili. Il fiore è formato da un calice con 5 sepali e da una corolla di 5 petali di colore verde.
Il grappolo a seconda della varietà può avere forma e colore diversi.

Frutti:
I frutti vengono detti acini e sono delle bacche, formate da una buccia o epicarpo, colorati di blu o di viola, nero o giallo, ricchi di tannini, parte centrale con mesocarpo o polpa, molto succosa, ricca di zuccheri e acqua da cui si ricava il mosto.
L'endocarpo in cui sono contenuti i semi o vinaccioli sono ricchi d'olio. Gli acini sono posti sui pedicelli e insieme alle ramificazioni formano il raspo.

Esigenze pedoclimatiche:
Occorrono temperature medie annue di 10°C e nel mese più freddo non inferiori agli 0°C, in ogni caso ha una adattabilità enorme, persino sul Monte Rosa, si hanno impianti. La vite è una pianta elifofila e produce di più dove ci sono particolari esposizioni a radiazioni solari. Resiste molto bene ai terreni aridi, non sono soggette a irrigazioni, sono soprattutto dannose le piogge durante la fioritura e la maturazione perchè lasciano nel vino colori e odori sgradevoli.
La vite si adatta bene ai terreni più disparati, nei terreni calcarei il vino ha buone percentuali di zucchero ma scarsa acidità.
In terreni humiferi la fertilità è ottimale, infatti si hanno grandissime produzioni di vino ma di qualità scadente .
In terreni argillosi se associati a terreni calcarei si ha il conferimento di corpo colore e alcolicità migliore.
I terreni sabbiosi danno vini molto alcolici, ma anche facilmente bevibili.

Fasi fenologiche:
GEMMA COTONOSA: strato cotonoso che si forma dopo il riposo sulla gemma.
PIANTO: perdita della linfa dopo potatura
GERMOGLIAMENTO: attraverso le gemme si intravede il germoglio
VEGETAZIONE: il rachide si sviluppa fino a giugno
ALLEGAGIONE: dopo giugno si vedono i primi acini. La vite è soggetta a colatura.
INVAIATURA: cambiamento di colore, calo del quantitativo di acido e aumento degli zuccheri
MATURAZIONE: il viraggio viene completato, aumenta il tenore di zuccheri e la vite assume il suo odore caratteristico.

Anomalie del grappolo:
FILATURA: il grappolo si trasforma in viticcio
COLATURA: caduta dei fiori
ACINELLATURA: le bacche sono piccole e dolci

Gestione dell'impianto:
LAVORAZIONI:
  • La prima scelta tecnica è stata quella di attuare una lavorazione a 2strati cioè una ripuntatura profonda a 1m e un'aratura a 40-50cm. Successivamente o contemporaneamente, a queste operazioni possono essere eseguite la concimazione di fondo. Infine l'erpicatura provvederà ad affinare ulteriormente il terreno, in modo da facilitare le operazioni di trapianto delle barbatelle. (materiale certificato, è bene effettuare il trapianto in autunno così guadagno un anno)
CONCIMAZIONI:
  • Azotata (N): stimola l'attività vegetativa e produttiva, e la pianta risponde molto velocemente a una sua somministrazione. La sua scarsità determina vegetazione stentata con scarsa qualità. Un eccesso determina vegetazione lussureggiante una produzione elevata ma di scarsa qualità, con una forte predisposizione ad attacchi parassitari 37/70 Kg/ha, il suo apporto dovrebbe essere frazionato in tre parti (25% del totale subito dopo la vendemmia, 40% del totale dopo il germogliamento, 35% dopo l'allegagione, quest'ultima andrà eseguita con nitrati a pronto effetto)
  • Fosfatica (P): favorisce le difese della vite e incide sulla qualità del prodotto. Le richieste quantitative sono basse 5-20 Kg/ha
  • Potassica (K): 38-120 Kg/ha, è fondamentale per la sintesi dei giochi e per l'equilibrio acido del vino.
Potassio e fosforo vanno apportati dopo la vendemmia.

INERBIMENTO:
  • Solitamente il terreno viene lasciato inerbito per le lavorazioni, non va fatto prima di 3/ 4 anni dall'impianto. Si fa un miscuglio di graminacee, come lolium o la festuca.
  • Sono opportune le lavorazioni per il letto di semina e mensilmente uno sfalcio, l'erba va lasciata sul terreno per arricchire il terreno di sostanza organica. Esempio: inerbimento parziale tra i filari
  • Si semina un miscuglio che ha delle leguminose e delle graminacee e che quindi porta concimazioni azotate al terreno.
L'inerbimento va fatto dal terzo anno dell'impianto in poi per evitare rischi di contrasti idrici tra vite e miscuglio.
Periodicamente il prato va sfalciato, lo sfalcio andrà lasciato sul terreno che lo mineralizzerà , utile è l'uso di uno scarificatore.
La s.o. Nel terreno deve essere 3-4%.
L'inerbimento può essere totale o parziale, nel primo caso è sia sulla, che tra le file, mentre nel parziale l'inerbimento è solo interfila, tra le file c'è però una lavorazione con erpici, sarchiatrici, zappatrici e fresatrici, con profondità delle lavorazioni sui 10-20cm, per il semplice controllo delle infestanti.
Il problema dell'inerbimento è che sul cotico erboso si possono sviluppare delle infestanti che possono attrarre api e parassiti, per evitare ciò basta sfalciare periodicamente, i macchinari per lo sfalcio devono essere buoni, soprattutto non devono lasciare cumuli d'erba, sotto i quali si possono sviluppare delle muffe.
Con l'inerbimento non disperdiamo s.o. Perchè tutti i residui colturali sono sufficienti.
Inoltre si possono trinciare i sermenti derivanti dalle potature e interrarli, come anche le foglie.
L'arieggiatore è un attrezzo che fende il terreno senza rivoltare la zolla, in modo da non sconvolgere lo strato attivo.
Come essenze per l'inerbimento possiamo usare delle leguminose con trifoglio , e graminacee e lolium, l'inerbimento è indispensabile dopo ¾ anni dall'impianto per la radicazione del vigneto che potrebbe essere rovinato dalle lavorazioni sui terreni mal fatti e su quelli mal ancoranti.
Nell'inerbimento parziale possiamo avere dei piccoli vantaggi, ovvero lasciare 1m di terreno non inerbito dove faremo delle pratiche colturali e in autunno si possono fare delle concimazioni organiche lungo la fila ciò è vantaggioso in ambienti siccitosi, argillosi e collinari.
In periodi molto secchi, le piante sono in grado grazie al fenomeno della capillarità di approvvigionarsi l'acqua, la sarchiatura favorisce tale fenomeno, quindi l'inerbimento parziale sarebbe utile.
La pacciamura sulla fila, consiste nel coprire con film plastici o biodegradabili il terreno sulle file.

CONTROLLO DELLE INFESTANTI:
  • La gestione del suolo può avvenire anche con la lavorazione del suolo. In tal caso è importante il controllo delle infestanti. Alla fine di marzo generalmente si esegue una lavorazione relativamente profonda 15-20cm, per eliminare le erbe infestanti che altrimenti eserciterebbero una forte competizione idrica.
  • Le infestanti possono essere controllate anche con una fresatura molto superficiale. È importante eseguire tale intervento tra la seconda decade di aprile e la metà di maggio.

PALIFICAZIONE: è un intervento che viene fatto nel vigneto quando si impianta tramite il tracciamento del sesto di impianto dopo aver sistemato il terreno, poi si passa alla palificaione con i pali in legno di castagno (ricche di sostanze tanniche che evitano di far marcire il legno) o cemento; dopo si passa il filo zincato, plastificato, tutto ciò si esegue in autunno perchè è il momento ideale per innestare le barbatelle.

IRRIGAZIONE: si usa nel periodo primaverile-estivo nel centro-sud Italia per evitare di aumentare l'acido malico del vino, l'irrigazione è a goccia.
PORTAINNESTO: si utilizzano portainnesti americani, perchè resistenti alla fillossera (insetto, rincote, omottero e emittero)a cui la vite americana è resistente, la fillossera ha due fasi radicolare e galletola.
Le viti americane sono:
  • vitis riparia: vive vicino ai fiumi e su terreni freschi molto resistente alla fillossera
  • vitis rupestris: vive in terreni rocciosi buona resistenza alla fillossera
  • vitis berlandieris: vive sui terreni calcarei è molto resistente alla clorosi ferrica.
Dalle ibridazioni sono nati i portainnest (vedi scheda colturale sezione porta innesti).

POTATURA:
  • Secca (da fine inverno in poi)
  • A guyot
  • doppio capovolto
  • pergola
  • verde (d'estate)
  • sfogliatura
  • cimatura dei germogli
GUYOT:
  • taglio del presente: tralcio bel lignificato a cui si lasciano 7/8 gemme che produrranno quest'anno
  • taglio del futuro: ramo basso, si lasciano 2 gemme (sperone) e quel ramo porterà dei tralci che produrranno due rami.
  • Taglio del passato: si asporta il rimanente.

DOPPIO CAPOVOLTO:
È un Guyot doppio a cui si lasciano due capi a frutto e due speroni, si attua nelle viti molto vigorose

PERGOLE: eliminazione tralci che hanno prodotto, si sostituiscono con degli speroni che hanno da 1 a 3 gemme, i tralci rimasti vengono legati e si lasciano le gemme in funzione dei tralci.

SFOGLIATURA: si eliminano parte delle foglie, meccanicamente con macchine allessatrici o sfogliatrici, o manualmente, si fa la sfogliatura, per evitare le malattie fungine, per far penetrare meglio la luce e quindi migliorare il tenore di zucchero e tenere più colore hai frutti, inoltre abbassa il tenore di umidità.
Si lasciano 4-5 foglie a grappolo per la fotosintesi.



    VIGNETO BONARDA


    VIGNETO BONARDA

    Per impiantare un vigneto occorre individuare aree adeguate, inoltre ci sono delle normative regionali.
    L'impianto di un vigneto deve scaturire da una ricerca di mercato e da una ricerca di fonti di sponsorizzazione.

    Lavorazioni del terreno:
    • Scasso totale o parziale con trattrice cingolato di 180 CV, con aratro voltafaccia bivomere, per le lavorazioni impiego 3h.
    • Spietramento
    • Pulizia del campo
    • Sistemazioni idraulico agrarie

    Macchinari:
    • trattore cingolato 40 CV per le lavorazioni
    • macchina per il diserbo
    • forbici pneumatiche
    • compressore
    • erpice rotante

    Ci servono barbatelle già pronte, da un vivaio certificato, bisogna poi decidere il sesto d'impianto, ci occorrono dei pali meglio se in legno, dei fili.
    Il sesto d'impianto lo facciamo in base alle tecniche colturali, dalla vigoria delle piante. Tra un filare e l'altro ci deve essere una distanza non inferiore ai 2,5/3m
    Tutte le viti nascono per talea, la talea ha le radici fascicolate da 25,80 cm. Se nasce da seme ha un apparato radicale fittonante. Il fusto ha un aspetto contorto, può svilupparsi verticalmente o leggermente inclinato. Gli organi di sostegno sono i viticci.