giovedì 10 dicembre 2009

APPUNTI ANALISI DEL PERIODO (PERIODO IPOTETICO,PROPOSIZIONE CAUSALE,RELATIVA ECC.)

APPUNTI ANALISI DEL PERIODO
LA PROPOSIZIONE CAUSALE
indica la causa di una situazione o evento espressa nella proposizione principale:
Sono arrabbiata perché sei arrivato tardi.
Ha la stessa funzione del complemento di causa, che potrebbe riprodurre quanto esposto nella seguente costruzione:
Sono arrabbiata a causa del tuo ritardo.
In quanto segue, si illustrano gli esempi più tipici di proposizione causale.
Nel caso della subordinazione esplicita si tratta una frase subordinata introdotta da congiunzioni come perché, siccome, dato che, poiché. Richiede in genere l'uso dell'indicativo o, talvolta, del condizionale.
Siccome non ho soldi, non posso ancora pagarti.
Non ti chiedo di accompagnarmi perché non lo faresti.
Esistono inoltre proposizioni causali implicite, sempre subordinate che ricorrono soprattutto con l'uso del gerundio:
Non avendo soldi, non posso ancora pagarti
Anche la preposizione per può introdurre la proposizione casuale, combinata al verbo all'infinito
Mio figlio è stato denunciato per aver infranto i vetri di alcune finestre.

PROPOSIZIONE FINALE
La proposizione finale indica il fine o lo scopo cui è diretta l'azione espressa nella proposizione reggente. Ha due forme di traduzione, una è esplicita, e l'altra è implicita.
La finale esplicita è introdotta da una congiunzione o locuzioni come "perché", "affinché", "che", "onde", "acciocché", "in modo che" ed ha sempre il verbo al congiuntivo presente o imperfetto.
"Ritirerò i tappeti più costosi affinché i bambini non li sporchino";"La donna ritirò i tappeti più costosi affinché i bambini non li sporcassero".
La finale implicita è introdotta invece dalle preposizioni "per" e "di", dalla congiunzione "onde", dalle locuzioni "con lo scopo di", "al fine di", "in modo di", "nell'intento di", e simili, ha sempre il verbo all'infinito; è fondamentale chiarire inoltre che, se nella principale ci sono verbi di stato (trovarsi, essere, rimanere ecc...) o di moto (andare, dirigersi, venire, giungere, arrivare, partire ecc...), la subordinata finale si rende benissimo con "a" e l'Infinito, di norma presente: "Sono venuto qui per/a vederti" "Luca è salito a lavarsi"
PROPOSIZIONE RELATIVA
Una proposizione relativa è una proposizione subordinata alla principale (o reggente); essa, in generale, è introdotta da pronomi relativi (il quale, la quale, i quali, le quali, cui, che, chi). Anche dove può fungere da pronome relativo. La proposizione relativa ha una funzione simile a quella degli aggettivi: può infatti avere valore di attributo o apposizione:
Piero, che è il figlio di Martino, è un bravo ragazzo;
oppure, come un aggettivo, può avere funzione distintiva, come nel seguente esempio:
Cerco il figlio di Martino che è venuto qui ieri, non l'altro.
Si distingue tra questi due casi parlando di frase relativa appositiva e frase relativa determinativa.
Esistono delle proposizioni relative improprie, dato che indicano un desidero o una condizione, e che per questo vengono formate con il congiuntivo:
Andrea chiamò degli artisti che dipingessero dei quadri.
La proposizione relativa non va confusa con quella consecutiva e con l'oggettiva, nelle quali che funge da congiunzione e non da pronome relativo:
Era talmente triste che piangeva.
So che piangeva.
In aggiunta, le relative hanno forma esplicite qualora siano formate con un verbo coniugato:
Il cane che abbaia, non morde.
Giovanni, la cui ragazza ti piace tanto, è felicemente innamorato.
È stato condannato chi ha commesso il reato.
Hanno ucciso Pablo, il quale era stato minacciato in precedenza.
Le proposizioni relative implicite vengono invece formate con l'ausilio del participio presente o passato, e non vengono introdotte da un pronome relativo:
Invitiamo alla seduta tutti i soci aventi diritto di voto (=che hanno diritto di voto)
Possono votare tutti i soci arrivati prima delle sedici (=che sono arrivati prima delle sedici)
Le forme del participio andranno accordate per genere e numero al nome.

PROPOSIZIONE CONCESSIVA
La proposizione concessiva esprime una concessione, indica cioè che una cosa, sia o non sia vera, non ha effetto su un'altra. Si tratta normalmente di una frase subordinata introdotta da congiunzioni come malgrado, nonostante, sebbene, benché. In questi casi, la concessiva richiede l'uso del congiuntivo (malgrado siano tutti arrivati, c'è poca gente alla festa).
La congiunzione anche se richiede invece l'uso dell'indicativo: anche se sono tutti arrivati...
Esistono proposizioni concessive implicite, che ricorrono dunque all'uso di modi infiniti come il gerundio:
Pur ballando male, sono andata alla festa e ho conosciuto un sacco di gente
L'enunciato corrisponde dunque anche se ballo male...
Hanno valore concessivo anche gli enunciati introdotti da indefiniti come chiunque, dovunque, comunque e simili.
Si può parlare di frase concessiva anche nel caso della proposizione principale:
Sarà pure un calciatore preparato, ma oggi è apparso del tutto svogliato

PERIODO IPOTETICO
Il periodo ipotetico è un'unità logica della sintassi composta da una proposizione subordinata condizionale e dalla sua reggente.
La proposizione subordinata condizionale (o ipotetica), detta pròtasi (dal greco), esprime la premessa, cioè la condizione da cui dipende quanto si dice nella reggente; la proposizione reggente, detta apòdosi, indica la conseguenza che deriva o deriverebbe dal realizzarsi della condizione espressa dalla proposizione subordinata.
Nella lingua italiana, il periodo ipotetico, a seconda del grado di probabilità dei fatti indicati nella pròtasi, viene tradizionalmente suddiviso in tre tipi:
Periodo ipotetico della realtà: l'ipotesi è presentata come un fatto reale o comunque probabile. Il verbo è all'indicativo sia nella pròtasi sia nell'apòdosi (in quest'ultima può essere anche all'imperativo).
Se non partiamo subito (pròtasi), non arriveremo in tempo. (apòdosi)
Se passeremo di lì (pròtasi), verremo di sicuro a trovarti. (apòdosi)
Periodo ipotetico della possibilità: l'ipotesi è presentata come soltanto possibile, perché il fatto potrebbe o non potrebbe accadere. Il verbo è al congiuntivo imperfetto nella pròtasi, al condizionale presente o all'imperativo nell'apòdosi.
Se glielo chiedessi tu (pròtasi), forse accetterebbe. (apòdosi)
Se te lo chiedesse (pròtasi), non dirgli dov'ero sabato. (apòdosi)
Periodo ipotetico dell'irrealtà: l'ipotesi nella pròtasi è non vera o impossibile, non può realizzarsi o avrebbe potuto ma non è mai accaduta. Se l'ipotesi irrealizzabile si riferisce al presente, il verbo è al congiuntivo imperfetto nella pròtasi, al condizionale presente nell'apòdosi; se l'ipotesi irrealizzabile si riferisce al passato, il verbo è al congiuntivo trapassato nella pròtasi e al condizionale passato nell'apòdosi.
Se fossi stato in te (pròtasi), non mi sarei comportato così. (apòdosi)
Se l'avessi saputo (pròtasi), sarei venuto immediatamente. (apòdosi)
Naturalmente, a seconda della configurazione temporale degli eventi, è possibile combinare, ai due tempi del condizionale (presente e passato), entrambi i tempi del congiuntivo (imperfetto e trapassato):
Se non fossi tifoso del Cagliari (pròtasi), non sarei venuto qui allo stadio. (apòdosi)
Se fossi andato allo stadio (pròtasi), sarei eccitato. (apòdosi).
Nella lingua parlata, le veci di queste forme possono essere prese dall'imperfetto indicativo (se mi avvertivi, venivo anch'io alla festa).
Esiste inoltre il periodo ipotetico misto, cioè quello che nelle diverse varietà dell'italiano ricalca solo in parte gli schemi qui esposti:
Se venisse Maria, dille che sto bene
Se venisse Maria, io scappo, perché non la sopporto
Il secondo è un chiaro esempio di italiano colloquiale, laddove l'uso del presente indicativo ha la funzione di dare maggiore enfasi all'enunciato, anche se non è da considerarsi corretto.

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