martedì 13 aprile 2010

relazione azienda germogli e potature

Veronica
nome botanico:Veronica
famiglia:Scrophulariaceae
breve descrizione:Pianta erbacea pubescente e prostrata, ascendente solo con l'infiorescenza, l' altezza può variare dai 5 cm. ai 2 m., i fiori sono azzurri, blu pallido o rosa-violetto, con formatubulosa; le foglie sono lanceolate oppure ovali, seghettate e densamente pelose.
durata: Annuale o perenne a seconda delle specie
periodo di fioritura: Avviene in tarda primavera e in estate
area di origine: Asia,Europa,America del nord
clima: Temperato caldo
uso: Sono coltivate solitamente in giardini rocciosi o aiuole
accorgimenti e cure
esposizione e luminosità: Può essere esposta a mezz'ombra o ai diretti raggi del sole, a seconda della specie.
temperatura: La temperatura ottimale va dai 14°C.-ai 20°C. In genere tutte le specie resistono anche al freddo piuttosto intenso.
substrato: Composto di terra, sabbia, torba. Le specie usate per la bordura richiedono un terreno fresco, ben provvisto di sostanza organica, quelle da giardino roccioso, invece, non hanno preferenze di terriccio e sono più adattabili.
irrigazione: L'annaffiatura va effettuata solo in primavera ed estate, oppure, nei periodo estremamente siccitosi.
concimazione: Concimare con prodotti ternari
propagazione: Si può effettuare con metodi diversi, per mezzo di talee o con la divisione dei cespi. La messa a dimora avviene durante l'autunno e l'inverno.
potatura: Non ha bisogno di potature particolari
piccoli consigli: Questa pianta tende a coprire il terreno con l'allargamento dei suoi cespi.
ambiente: cresce spontanea in pascoli, radure, brughiere in tutta Europa.
medicina: la pianta contiene glicoside e tannini ed in medicina popolare era usata per il trattamento della tosse , dei reumatismi e delle malattie cutanee pruriginose.

Trifoglio ladino
Famiglia: Leguminosae 
Specie: Trifolium repens L.
Trifoglio Ladino
Il trifoglio bianco ha una radice a stolone ed è una leguminose della tribù Trifolieae, diffusissima allo stato spontaneo in tutto il continente euro-asiatico, nei pascoli, negli incolti, nei bordi delle strade. Il trifoglio bianco è pianta vivace, con steli prostrati, striscianti sul terreno, detti catene, capaci di emettere radici avventizie dai nodi, queste catene che si estendono e si rinnovano continuamente conferiscono alle colture una durata notevole, infatti i nodi delle catene, dai quali spuntano radici, foglie e fiori, si comportano come tante nuove piantine indipendenti dalla pianta madre. Le foglie sono trifogliate, glabre, portate da un lungo picciolo eretto. Le foglioline sono leggermente ovali, denticolate su tutto il margine, con forte nervature e frequente macchia verde chiaro. I fiori sono bianchi con frequenti sfumature rosee, riuniti in gran numero di grossi capolini portati anch’essi da un lungo peduncolo eretto che fa loro raggiungere un livello superiore a quello delle foglie. Il foraggio falciabile di trifoglio bianco è costituito esclusivamente dalle foglie e dalle infiorescenze con i loro piccioli: è perciò molto acquoso. I semi sono piccolissimi di colore giallo dorati che invecchiando diventano giallo-rossi.
Trifoglio pratens
Famiglia: Leguminosae 
Specie: Trifolium pratense L.
Questo trifoglio è molto diffuso soprattutto in Europa. Il sistema radicale del trifoglio pratense è costituito da un piccolo fittone molto ramificato, per cui è piuttosto superficiale. Gli steli sono eretti, ramificati, cavi, alti fino a 0,8 m. le foglie sono trifogliate, con foglioline ovali a margine intero, recanti sulla loro faccia superiore una banda a V di colore verde chiaro. Le infiorescenze sono globose, a capolino, composte da numerosi (80-100) fiori piccoli, tubolari, di colore roseo più o meno intenso, tendente al violaceo. La fecondazione, esclusivamente incrociata, è assicurata da insetti impollinatori (api, bombi).
Il frutto è un piccolo legume uniseminato, i semi sono piccoli (1000 pesano 1,6-1,8 g), di forma quasi a pera (globosa da una parte, più sottile dalla parte opposta), di colore brillante giallo con sfumature di violetto variabilissime da seme a seme e da una parte all’altra di uno stesso seme.
Il trifoglio pratense è specie fisiologicamente poliennale, in pratica, però, si comporta come una specie biennale, in quanto alla fine del 2° anno quasi tutte le piante sono morte o per siccità o per attacchi di funghi. Pertanto il trifoglio pratense nei paesi dell’Europa meridionale dura in coltura soltanto due anni, solo nel Nord-Europa le varietà locali durano 4-5 anni.
Pirus comunis
Famiglia: Rosaceae
Pianta d'origini antichissime proveniente dall' Asia, presente nel mondo in svariate specie, anche se quelle coltivate sono poco più di due o tre.
Il Pero vive bene nei climi temperati, nel nostro paese si adatta bene in qualsiasi regione, preferendo le varietà più precoci nelle zone più calde. Non ha particolari esigenze di terreno, teme in ogni caso la siccità e i terreni poco drenanti dove sono possibili ristagni d'acqua. In età adulta la pianta, se lasciata crescere in modo naturale, può raggiungere, secondo il 
portainnesto usato, anche i 15 m d'altezza con chioma a forma conica o tondeggiante.
Le foglie sono ovali, verde brillante nella parte superiore, più chiare in quella inferiore.
I fiori sono generalmente bianchi a cinque petali.
La forma del frutto varia da tondeggiante a allungata secondo la varietà, così come il colore che va dal verde, giallo, rosso e ruggine.
Manus comunis
Famiglia: Rosaceae
Pianta d'origini antichissime proveniente dalle regioni transcaucasiche, diffusa in moltissime parti del mondo. La sottospecie più conosciuta è il malus communis pumila, da cui si sono ottenute gran parte delle varietà di mele presenti sul nostro mercato. Altre specie sono utilizzate per la produzione di piantine da portainnesto. La coltivazione del melo è molto diffusa anche in Italia, infatti, prediligendo i climi umidi e freddi, la maggior concentrazione dei frutteti da produzione si trova in tutto l'arco alpino. Il melo può raggiungere gli 8-10 metri d'altezza, ha foglie di color verde scuro di forma ovale con il margine seghettato, i fiori sono composti da cinque petali di color bianco rosato. Produce frutti di forma tondeggiante le cui dimensioni e colore variano secondo le numerosissime varietà attualmente coltivate. Negli ultimi anni c'è stata una tendenza a suggerire vecchie varietà di melo ormai abbandonate, le quali hanno ottime caratteristiche organolettiche e soprattutto una grandissima resistenza alle più diffuse malattie. Le mele, oltre che per il consumo fresco, sono utilizzate dall'industria per la produzione di marmellate, succhi, gelatine e per l'essiccazione.
Melo cotonio
Specie: Cotogno (Cydonia oblonga).
Sinonimi: Cotogno maliforme.
Caratteristiche: Il Melo cotogno è una pianta a portamento arboreo o arbustivo con chioma tondeggiante e densa. Raggiunge i 3 - 5 metri di altezza. Le foglie sono caduche di colore verde scuro, lucide nella pagina superiore e verde chiaro e tomentose nella pagina inferiore. I fiori sono ermafroditi, solitari e grandi (fino a 4 - 5 cm), posti in posizione terminale su corti rametti. Il Cotogno cresce bene in suoli freschi, ricchi di sostanza organica ed umidi, anche tendenzialmente argillosi purchè profondi e ben drenati. 
Epoca di fioritura: Aprile - Maggio.
Colore fioritura: Bianco.
Epoca di raccolta: II° - III° decade di Ottobre.
Frutto: Il Melo cotogno presenta frutti tondeggianti di colore giallo - verdastro con buccia spessa e tomentosa. La polpa è biancastra. 
Resistenza alle avversità: Buona. Sensibile a Monilia (specialmente sui fiori). Può essere colpito dal Colpo di Fuoco Batterico.
Manutenzione: Media.
Zona vocata di piantagione: Pianta eliofila da pieno sole, non tollera le gelate e predilige posizioni riparate e climi temperati caldi (mediterranei).
Diffusione odierna: Amatoriale. Utilizzato anche come portinnesto in alcune pomacee.
Origine: Asia. 
Prunus armeniaca
Famiglia: Rosaceae
Pianta d'origine cinese, alcuni sostengono possa provenire dalle zone della Persia e dell'Armenia. Albero di media grandezza, raggiunge generalmente i 5-7 m d'altezza, ha foglie cuoriformi sottili e lisce, i fiori sono di color bianco rosato. 
Produce frutti di forma ovoidale con la buccia di colore che varia, secondo la varietà, dal giallo chiaro all'arancio intenso. La polpa è tenera, succosa e ha un alto contenuto di vitamina A. Le albicocche, oltre che per il consumo fresco, sono utilizzate dall'industria per la produzione di succhi, sciroppi, marmellate, mostarde ecc. Generalmente, tutte le varietà di albicocco sono autofertili, tuttavia la presenza di diverse varietà ne incrementa notevolmente la produzione di frutti. L'albicocco preferisce zone a clima temperato ma è diffuso e coltivato anche in zone più fredde; teme i forti venti e, a causa della sua precoce fioritura, anche le gelate tardive che possono recare gravi danni alla fioritura e di conseguenza anche alla produzione di frutti.
Pesco

Ciliegio

Vite
Per quanto riguarda le radici, a seconda che la pianta derivi da seme o da talea, si distinguono:
- radici fittonanti, cioè quelle originate dal seme e da cui derivano quelle di ordine inferiore e di minori dimensioni;
- radici avventizie, cioè quelle originatesi dalla talea, in genere vicino al nodo; sono di tipo fascicolato, di sviluppo omogeneo e da cui derivano quelle di ordine inferiore.
Il fusto o ceppo o tronco ha un aspetto contorto ed è avvolto dal ritidoma che si sfalda longitudinalmente. Il fusto è verticale ma può avere diversa inclinazione a seconda della forma di allevamento. Le ramificazioni sono chiamate germogli o pampini quando sono erbacee, tralci quando sono lignificate (sarmenti quando sono staccati dalla pianta dopo la potatura). Se derivano da rami di un anno sono chiamate cacchi, polloni invece se derivano da legno vecchio. I tralci sono costituiti da nodi e internodi (o meritalli) in numero e lunghezza variabile.
Le foglie della vite sono semplici, distiche e alterne. Sono formate da un picciolo di diversa lunghezza e da una lamina palmato-lobata con cinque nervature primarie che possono originare altrettanti lobi separati da insenature dette seni (foglie a forma intera, trilobata o pentalobata). Le foglie sono inoltre asimmetriche ed eterofille (cioè sullo stesso tralcio si hanno foglie di forma diversa). La foglia può essere ricoperta di peli.
Nella vite si trovano soltanto gemme che hanno origine dal meristema primario, e possono essere gemme pronte, ibernanti o normali e latenti.
I cirri o viticci sono organi di sostegno volubili; erbacei durante l'estate, lignificano con la fine del ciclo vegetativo.
I fiori della vite non sono singoli, ma riuniti a formare un'infiorescenza, detta grappolo composto o, meglio, racemo composto o pannocchia, inserita sul tralcio in posizione opposta alla foglia. 
L'infiorescenza è costituita da un asse principale (rachide) sul quale sono i racimoli, divisi in vari ordini, l'ultimo dei quali è detto pedicello e porta il fiore. Il numero dei fiori per grappolo è molto variabile (fino a 100). I fiori sono ermafroditi, con calice con 5 sepali e corolla di 5 petali; cinque sono anche gli stami; l'ovario è bicarpellare e contiene 4 ovuli.
A seconda della vitalità degli organi maschili e femminili, sulla vite si possono trovare fiori ermafroditi, staminiferi e pistilliferi.
Oltre a questi tipi fondamentali ne possiamo avere altri, di tipo intermedio. I grappoli possono avere forma diversa a seconda della varietà. 
Il frutto della vite è una bacca (acino), costituito da un epicarpo o buccia, dal mesocarpo o polpa (tessuto molle e succoso) e dall'endocarpo (tessuto membranoso in cui sono contenuti i semi o vinaccioli).
Gli acini sono posti sui pedicelli che formano, con le ramificazioni del grappolo, il raspo o graspo. La forma, la dimensione, il colore e il sapore variano a seconda della varietà.

POTATURA 1 :

Il primo anno: le cure da dedicare alle barbatelle
Alla conclusione del primo anno di vegetazione la barbatella dispone di alcuni robusti tralci, il migliore dei quali verrà portato a un numero di gemme compreso tra 5 e 7, in funzione della vigoria delle piante, del portinnesto e del terreno: in questo modo si costituirà un'ottima base sulla quale lavorare. 
Per quanto riguarda i trattamenti: nella prima fase (a partire dall'apertura delle foglie), a difesa dalla peronospora, consiglierei l'uso di prodotti che non contengono rame, per evitare di frenare l'attività vegetativa delle giovani piante. Inoltre, contro l'oidio, zolfo bagnabile o in polvere. In caso di clima piovoso e con il rischio di attacco di Botrite (ma solo in questo caso) si può ipotizzare l'utilizzo del folpet. Evitare, comunque, che la vegetazione, sia a stretto contatto e "strisci" sul terreno.
La potatura negli anni successivi
E' opportuna, innanzitutto, qualche premessa.
Nella vite si distinguono “capi a frutto” e “capi a legno”: i capi a legno sono quelli destinati a dare tralci per le potature successive, i capi a frutto sono quelli destinati a portare i grappoli dell’annata. In considerazione dei principi fisiologici della potatura, un capo a legno (sperone) è (può essere) un tralcio corto, a due gemme, in posizione verticale; il capo a frutto è invece un tralcio con un numero vario di gemme. Nella vite non ci sono gemme a legno e gemme a frutto ben distinte e predeterminate, ma “gemme miste” e quindi non ci sono “teoricamente e a priori” tralci a legno e tralci a frutto. Si può pensare di prevedere quali gemme potranno dare germogli fruttiferi, e qui entriamo nel campo delle interpretazioni, talora supportate da evidenze sperimentali. Alcuni sono convinti che le gemme basali del tralcio siano le più indicate a portare i germogli fruttiferi, altri sostengono che invece sono le gemme all’estremità, altri ancora le gemme mediane: possiamo ragionevolmente affermare che con climi caldi e primavere asciutte le gemme basali sono fruttifere, con primavere umide lo sono le gemme mediane o superiori (si sono formate in estate). Attenzione! La caratteristica di fertilità basale è anche tipica della varietà e all’interno della varietà può variare da clone a clone. In questo discorso, s’inserisce la scelta di potatura: per esempio, vi possono essere speroni corti, e tralci (capi a frutto) lunghi. La scelta va fatta in funzione della predisposizione della varietà e del clone ad avere gemme basali fruttifere (e non intendo le gemme che costituisco l’”unghiatura”, schiacciate alla base del tralcio e che sono sempre sterili, ma la gemma immediatamente superiore, un po’ più piccola delle successive): in questo caso si possono avere speroni molto corti. Diversi elementi possono condizionare le scelte (vigore della varietà, età delle viti, forma d’allevamento…) e con sperone cortissimo si ha “potatura corta”; se, d’altra parte, un solo tralcio costituisce capo a legno nella parte basale e capo a frutto nella parte superiore è potatura lunga, se si hanno speroni e tralci lunghi siamo alla presenza di una potatura mista. Con una potatura mista o lunga e a parità di gemme la produzione è maggiore così come l’acidità ma si avranno meno zuccheri.
Considerazioni finali
Ogni azione va commisurata alle caratteristiche della cultivar e del portinnesto presente in vigneto; molto importante è anche la forma d'allevamento adottata. Nel corso della seconda potatura, o meglio della potatura del secondo anno, nel caso di forme d'allevamento "basse", è possibile raggiungere la struttura definitiva con una sistemazione di potatura in grado di garantire la netta individuazione di capi a frutto. Nei casi di forme espanse è forse preferibile attendere ancora un anno per alle piante di avere la definitiva architettura. 
In altre parole, alla fine del primo anno di vegetazione, la barbatella possiede alcuni robusti tralci, il migliore dei quali verrà portato a 5-7 gemme, per costituire il deppo delle forme basse o la parte basale per le forme medie o alte. Nel caso di cordone speronato semplice occorre agire per avere alla fine del secondo anno due tralci lunghi e tra questi sceglierà il più vigoroso (se possibile il più basso), sopprimendo l'altro. Nel caso di guyot*, il tralcio migliore deve essere piegato orizzontalmente, potandolo a ancora a 5-7 gemme e sarà il primo capo a frutto; un altro, più basso, sarà speronata a 2 gemme (e sarà capo a legno).

POTATURA 2:
Introduzione
Quando parliamo di  potatura ci riferiamo ad una serie di operazioni , sia invernali che estive, che si possono effettuare nel vigneto sin dall’impianto, che hanno lo scopo di dare la forma voluta e di regolare la produzione sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo.
Consentono di equilibrare lo sviluppo aereo con quello radicale e predisporre la pianta per potere effettuare nel migliore modo possibile le altre operazioni colturali.
Gli interventi  effettuati nel periodo di riposo vegetativo, vengono definiti di potatura legnosa, mentre quelli effettuati nel periodo estivo di potatura verde.
 Di conseguenza la potatura si distingue in :  
1.   Potatura di impianto- trapianto.
Si ottiene predisponendo le barbatelle  alla messa a dimora con un leggero taglio alle radici.
2.   Potatura di allevamento o di formazione.
Serve a costituire la forma di allevamento e prepara la pianta all’entrata in produzione.
3.   Potatura di produzione.
Regola la produzione e lo sviluppo della pianta.
Sia la potatura invernale che quella estiva rientrano nella potatura di formazione e di produzione che per essere effettuata correttamente deve tenere in considerazione gli organi della produzione, il carico di gemme da lasciare, le caratteristiche delle diverse forme di allevamento, l’epoca, la legatura dei tralci, e la meccanizzazione.              
Organi della produzione.
La gemma è l’unità fondamentale della produzione.
In rapporto all’epoca di formazione e alla loro posizione  sulla pianta, si distinguono in gemme pronte, gemme ibernanti o dormienti, e gemme latenti.
Gemme pronte.
Sono le prime a formarsi e possono originare un germoglio più     o meno robusto (femminelle) già nel corso dell’anno.
In cio’ sono particolarmente stimolate dalle cimature estive dei germogli portanti, dalle caratteristiche del vitigno, e dalla posizione dei germogli stessi.
Gemme ibernanti o dormienti.
Costituiscono l’elemento principale per la produzione di uva.
Germogliano l’anno successivo alla loro formazione.
Normalmente dei tre apici che compongono la gemma ibernante, solo quello centrale germoglia e porta frutto.
Gemme latenti.
Sono le vecchie gemme ibernanti che si trovano alla base dei tralci recisi con la potatura che vengono inglobate dal legno in accrescimento, sul fusto e sulle branche.
 Calcolo del carico di gemme.
 La quantità delle gemme ibernanti da lasciare con la potatura è in relazione alla fertilità del vitigno, alla robustezza della pianta, alle distanze di impianto, alla forma di allevamento, ed alla quantità e qualità della produzione che si vuole ottenere.
Se ci troviamo di fronte una vite vigorosa, per cercare il migliore equilibrio vegeto produttivo, è conveniente lasciare una carica di gemme ibernanti piuttosto abbondanti, variabile in rapporto alla distanza di impianto ed alla forma di allevamento.
In presenza di viti che creano problemi di eccessiva vigoria, è consigliabile oltre una potatura  ricca, lasciando una elevata carica di gemme,intervenire con l’adozione di altre tecniche quali la riduzione delle concimazioni azotate anticipando la potatura prima delle cadute delle foglie o ritardando la potatura.
Al contrario su viti deboli effettuerete una potatura povera con la contemporanea somministrazione di  concimazioni organiche favorendo un buon rigoglio vegetativo.
Quando la produzione di uva risulta qualitativamente e quantitativamente interessante, significa che la potatura dell’anno precedente è stata impostata correttamente, quindi sarà sufficiente
adottare gli stessi criteri , naturalmente con il favorevole andamento climatico e la buona scelta delle altre tecniche colturali.
Epoca di potatura.
Normalmente il vigneto potato presto germoglierà anticipatamente in primavera.
E’ consigliabile attendere la completa caduta delle foglie, in quanto nelle foglie ancora verdi sono presenti gli zuccheri, che spostandosi negli organi di riserva, contribuiscono alla maggiore resistenza ad i rigori invernali, inoltre occorre non sottovalutare i rischi di gelate tardive che possono danneggiare i vigneti potati prima delle cadute delle foglie.
Legatura dei tralci.
La legatura dei tralci si effettua generalmente nella fase di formazione della pianta e successivamente ogni anno, per legare il tralcio a frutto.
Ci si avvale di legacci in gomma, privi di anima metallica e quindi dotati di elasticità, che evita la strozzatura sui tralci e sulle branche interessate.
Meccanizzazione della potatura.
La meccanizzazione della potatura si diffonde sempre piu’ velocemente, sia per la riduzione della  disponibilità di manodopera, e sia per contenere i costi produttivi.
I vigneti allevati a Cordone Speronato, a Cortina Doppia, a Casarsa,  a Cortina Semplice o alberello, sono le forme di allevamento che traggono i migliori vantaggi da una potatura meccanizzata. Gli impianti devono essere predisposti per tali interventi.
Le macchine dovranno avere le lame opportunamente regolate in rapporto alla forma di allevamento, alla lunghezza dei tralci ed alla carica di gemme.
Generalmente dopo il passaggio con la macchina, si effettua una rapida rifinitura manuale, per ridurre il carico di gemme.
Ad agevolare la potatura contribuiscono pure le forbici pneumatiche ed elettriche.
Conclusioni
Oggi la potatura va orientata sulla base degli obiettivi enologici prefissati.
Per ottenere vini di qualità, di norma, si esegue una potatura legnosa  che lasci un adeguato  carico di gemme, ed una potatura verde con la tecnica del diradamento dei grappoli in eccesso rispetto alla massa fogliare, nella fase dell’invaiatura, per garantire gli obiettivi prefissati.
Inoltre un aspetto importante legato all’esecuzione della potatura invernale, riguarda l’aspetto sanitario della vite.
Nel periodo estivo tutti i ceppi che presentano manifestazioni anormali(sintomi di mal dell’esca, o la presenza di varie forme virotiche)
vanno segnate per essere potate separatamente avendo cura di disinfettare gli arnesi, per la loro prossima utilizzazione.
Inoltre è fondamentale che il legno di potatura sospetto venga estratto dal vigneto e bruciato in maniera da ridurre un potenziale infettivo di inoculo delle malattie.
In questo modo si agisce preventivamente contro il mal dell’esca,  oltre che contro alcune virosi. Una buona potatura deve consentire di raggiungere, in ogni ecosistema viticolo, il corretto equilibrio tra vigore vegetativo, la quantità e la qualità della produzione, consentendo il corretto rinnovo della vegetazione attraverso il giusto accumulo delle sostanze di riserva. 


Nocciolo
Famiglia: Corylaceae
Habitat:E’ pianta molto comune in tutta l’Europa, dalla zona mediterranea a quella montana, dove giunge fino a 1200 m di altitudine. 
Fusto: Altezza 5-7 m, spesso arbustivo. Chioma globosa, irregolare. Tronco eretto, ramificato fin dal basso. Corteccia liscia, da bruno-rossastra a bruno-grigia. Fogliame deciduo.
Foglie: Semplici, obovate, di 7-12 cm, dentate, con inserzione alterna
Fiori: Infiorescenze unisessuali; quelle maschili sono amenti di 6-8 cm, penduli, che si formano in autunno, mentre quelle femminili sono simili a gemme, da cui sporgono gli stimmi rossi; fioritura gennaio-marzo
Frutti: A noce, di 2 cm circa, avvolti da una brattea (foglia modificata) dentata
E' un piccolo albero (alto al massimo 12-15 m), spesso cespuglio, caducifoglie, poco longevo (60-70 anni).
Vive in quasi tutta Europa, in Asia minore e in Algeria. In Italia è frequente in pianura e collina, nei boschetti e nelle siepi campestri. Costituisce boschi misti di latifoglie e si presta bene alla colonizzazione di suoli nudi e franosi. Pianta molto frugale, si adatta bene a terreni diversi, anche se preferisce quelli calcarei e fertili
I frutti (nocciole) hanno seme edule, ricco d’olio, usato nell’alimentazione e in profumeria. 
Il legno è forte ed elastico, ma non dura molto.
Fico bianco
Specie: Fico (Ficus carica L.)
Caratteristiche: Il Fico bianco è una pianta molto longeva, a portamento arboreo o più spesso arbustivo, che può raggiungere fino a 10 - 12 metri di altezza. Il fusto spesso è tortuoso e contorto, ramificato generalmente fin dalla base, formando una chioma larga e cespugliosa. La scorza è liscia, grigiastra, poco spessa. La foglia è di color verde scuro, ruvida, consistente, tomentosa. I fiori sono racchiusi, numerosissimi, all'interno di un ricettacolo nel quale rivestono le pareti. Il Fico è molto resistente alla siccità ma non tollera climi molto rigidi e gelate prolungate.
Epoca di fioritura: Maggio - Giugno. 
Colore fioritura: Biancastro.
Epoca di raccolta: Da Giugno a Ottobre. 
Frutto: Il frutto del Fico (falso frutto) è detto siconio, presenta forma da sferico appiattita ad allungata con buccia colore bianco verdastro.  
Utilizzo del frutto: Consumo fresco o essiccato, trasformazione.
Resistenza alle avversità: In generale molto buona, anche se risente molto delle avversità climatiche (basse temperature, grandine) che possono distruggere completamente la produzione. Danni possono essere provocati dal virus del mosaico, dai marciumi radicali, dalla mosca della frutta (Ceratitis capitata) e dalla psilla del fico (Homotoma ficus). 
Zona vocata di piantagione: Pianura, collina.
Origine: Asia occidentale.
Tipologia del prodotto: Talea a radice nuda.
Nespolo del giappone
Il Nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica Lindl.) è una pianta originario della Cina orientale, dove è ancora coltivato, così come in Giappone, in zone temperato-calde; diffuso negli Stati Uniti e nell'areale mediterraneo soprattutto per ornamentale, mentre la coltivazione avviene in Spagna, nella Valencia, in Italia, nella provincia di Palermo e un po' in Calabria.
Appartiene alla Famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Pomoidee, ma il genere è Eriobotrya, specie japonica.
E' una pianta sempreverde, con foglie grandi tormentose nella pagine inferiore, apparato radicale superficiale. 
La fioritura va da novembre a febbraio, con fiori pentameri e con 20 stami e 5 pistilli, il cui numero varia dai 200 fino a 600, con la selezione, fiori che sono riuniti in pannocchie. 
I frutti sono pomi, con 1-5 semi riuniti al centro, in genere piccoli (peso medio 30-55 g, sono rare le varietà con peso più elevato), rotondi, ellittici, a forma di uovo o di pera; il colore della buccia va dal giallo pallido all'arancio brillante; il colore della polpa va dal bianco all'arancio, includendo diverse gradazioni di giallo. I semi sono grossi con tegumento bruno.
Limiti pedoclimatici: resiste a temperature sotto lo zero anche se si presenta qualche problema con il prolungamento a tele esposizione; a causa di questa sensibilità e della fioritura e formazione del frutto in inverno preferisce l'ambiente meridionale a clima più temperato, non in ambienti freddi. L'apparato radicale è sensibile ad asfissia e salinità.
Nespolo europeo
Il Nespolo (Mespilus germanica L.) e' originario, secondo recenti studi, dell'areale caucasico, ma anche con primi nuclei di diffusione in Iran, in turchia fino alla Grecia. Oggi e' diffuso in tutta Europa come pianta spontanea nei boschi di latifoglie o come rinselvatichita negli incolti.
Appartiene alla Famiglia delle Rosaceae.
Molto resistente al freddo invernale, si spinge fino ai mille metri di quota. La sua diffusione fu favorita moltissimo dai romani e prese a tal punto piede in Germania che al momento di classificarla Linneo, sospettandone una sua origine in quest'area, lo chiamo' Mespilus germanica.
Albero di modeste dimensioni, raggiunge al massimo i cinque metri d'altezza, ma solitamente ha uno sviluppo ben piu' modesto.
Il portamento e' irregolare, con una certa tendenza dei rami a ricadere nei soggetti invecchiati. Nei soggetti selvatici i giovani rami possono essere spinosi. La corteccia dei rami da marrone scuro diventa chiara e poi, come sul tronco, grigia. Le foglie, grandi, hanno margine intero e sono dentellate solo all'apice. Hanno forma ovale, picciolo molto corto, e sono piu' frequenti nella parte distale dei rami. Inizialmente opache per la presenza di una leggera peluria che resta solo sulla pagina inferiore, divengono in autunno di uno splendido colore ramato.
i fiori, a maggio, si aprono al vertice dei rametti fruttiferi, sono grandi e isolati, di colore bianco con cinque petali e portano entrambe i sessi. Pianta autofertile, il Nespolo ha un'elevata percentuale di allegagione. Il frutto, la nespola, e' un falso frutto dato dall'ingrossamento del ricettacolo attorno ai frutti veri e propri. Di forma riconoscibilissima, tondeggiante, con un'ampia depressione apicale, coronata da residui del calice, ha un corto peduncolo e una resistente buccia che per grana, colore e consistenza ricorda il cuoio. Si semi sono in numero di cinque, duri e legnosi.
Siepe lagustro

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