mercoledì 8 settembre 2010
Ieri il nostro articolo "Quando i mandanti della pena di morte siamo noi
italiani" ha fatto discutere, ha scalpito alcune contraddizioni interne
ad una sinistra confusa e smarrita. Quello che mi ha allarmato di più è
stato il constatare come i compagni che hanno tanto a cuore il tema
"diritti civile" erono del tutto ignari del caso nostrano Faith.
Provo in poche righe a spiegare la drammaticità di questa storia.
Faith Aiworo è una ragazza di 23 anni, condannata a morte nel suo paese
natale, la Nigeria.
In qualche modo il mandante di questa esecuzione è lo stato italiano,
mentre il pacchetto sicurezza ne è il complice.
E' arrivata in Italia due anni fa, dopo che nel suo paese ha scontato
due anni di prigione, uscendone dietro cauzione, per aver ucciso quattro
anni fa il suo datore di lavoro che l'aveva violentata. Due anni fa
arriva a Bologna, dove però non riesce a trovare né un modo per ottenere
il permesso di soggiorno né fa domanda di asilo politico, grave errore
causato da una assenza di assistenza ed informazione.
Qualche mese fa alla porta dell'appartamento bolognese di Faith suonano
le forze dell'ordine, chiamate dai vicini allarmati dagli strani rumori
che provenivano dal suo appartamento, dove due suoi connazionali stavano
tentando di violentarla di nuovo.
La storia si ripete, a pagare il prezzo più alto è nuovamente Faith,
viene prima spedita nel Centro di Identificazione ed Espulsione in via
Mattei, e poi viene rispedita in Nigeria, dove il processo a suo carico
si è concluso con una sentenza di impiccagione, visto che nel paese
africano non esiste il concetto di "legittima difesa".
Secondo "le carte" il nostro paese ha violato non solo gli articoli 2,
10 e 27 della propria carta costituzionale.
Hanno anche violato l'art.19, comma 2, della Carta dei diritti
fondamentali dell'Unione Europea, nella quale si dice che «Nessuno può
essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un
rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad
altre pene o trattamenti inumani o degradanti».
italiani" ha fatto discutere, ha scalpito alcune contraddizioni interne
ad una sinistra confusa e smarrita. Quello che mi ha allarmato di più è
stato il constatare come i compagni che hanno tanto a cuore il tema
"diritti civile" erono del tutto ignari del caso nostrano Faith.
Provo in poche righe a spiegare la drammaticità di questa storia.
Faith Aiworo è una ragazza di 23 anni, condannata a morte nel suo paese
natale, la Nigeria.
In qualche modo il mandante di questa esecuzione è lo stato italiano,
mentre il pacchetto sicurezza ne è il complice.
E' arrivata in Italia due anni fa, dopo che nel suo paese ha scontato
due anni di prigione, uscendone dietro cauzione, per aver ucciso quattro
anni fa il suo datore di lavoro che l'aveva violentata. Due anni fa
arriva a Bologna, dove però non riesce a trovare né un modo per ottenere
il permesso di soggiorno né fa domanda di asilo politico, grave errore
causato da una assenza di assistenza ed informazione.
Qualche mese fa alla porta dell'appartamento bolognese di Faith suonano
le forze dell'ordine, chiamate dai vicini allarmati dagli strani rumori
che provenivano dal suo appartamento, dove due suoi connazionali stavano
tentando di violentarla di nuovo.
La storia si ripete, a pagare il prezzo più alto è nuovamente Faith,
viene prima spedita nel Centro di Identificazione ed Espulsione in via
Mattei, e poi viene rispedita in Nigeria, dove il processo a suo carico
si è concluso con una sentenza di impiccagione, visto che nel paese
africano non esiste il concetto di "legittima difesa".
Secondo "le carte" il nostro paese ha violato non solo gli articoli 2,
10 e 27 della propria carta costituzionale.
Hanno anche violato l'art.19, comma 2, della Carta dei diritti
fondamentali dell'Unione Europea, nella quale si dice che «Nessuno può
essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un
rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad
altre pene o trattamenti inumani o degradanti».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento